Imeneo, Vienna, van Ghelen, 1727

 IMENEO
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nel giardino dell’imperial Favorita, festeggiandosi il giorno natalizio della sacra, cesarea e cattolica real maestà di Elisabetta Cristina, imperadrice regnante, per comando della sacra, cesarea e cattolica real maestà di Carlo VI, imperadore de’ Romani, l’anno MDCCXXVII.
    La poesia è del signor Apostolo Zeno, poeta ed istorico di sua maestà cesarea e cattolica. La musica è del signor Antonio Caldara, vicemaestro di cappella di sua maestà cesarea e cattolica.
    Vienna, appresso Giovanni Pietro van Ghelen, stampatore di corte di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 ARGOMENTO
 
    Molte sono le opinioni intorno al vero essere di Imeneo. Io, tralasciate le favolose, mi sono appigliato a quella che ho creduta o più certa o più verisimile. Servio nel Comentario sopra il quarto libro dell’Eneide, con l’autorità di Cornelio Balbo, dice che Imeneo fu figliuolo di Magnete, dal nome del quale fu appellata Magnesia una parte della Tessaglia, il che pure attestano Antonino Liberale, Nicandro, Esiodo e altri antichi scrittori. Tutti si accordano in dire che esso Imeneo fu dotato di straordinaria bellezza e che essendo andato in Eleusi, borgo nobile presso ad Atene, bagnato dal fiume Ilisso, e non sapendo lui stesso per li motivi espressi nel dramma la vera sua condizione, fu giudicato che e’ fosse di estrazione vile e volgare. Il motivo di cotesto suo viaggio fu un’ardente passione da lui concepita per una vergine di alto grado che nell’opera porta il nome di Alisa, con poco divario da quello che le vien dato dal conte Prospero Bonarelli in una sua pastorale, dove ha seguito il favoloso più che l’istorico. Ella era figliuola di Eumolpo, primo institutore dei sacrifici di Cerere eleusina. E perché in tali sacrifici non era lecito intervenire, se non a vergini e ai soli ministri del tempio, Imeneo in abito di ninfa accortamente vi s’introdusse, per aver modo di vedere e di parlare ad Alisa. Riconosciuto il suo inganno, fu condannato a bere il veleno; ma nel punto di doverlo bere, alcuni corsari traci, guidati da Odrisio lor principe, da cui la Tracia ebbe il nome di Odrisia, e che avea molti anni prima occupata a forza la Magnesia, scacciatone Magnete che n’era il signore legittimo, entrarono d’improvviso nel tempio e coi vasi e altri ricchi arredi ne rapirono Alisa, amata da Odrisio, e l’altre fanciulle e liberarono Imeneo, il quale mescolando allora nei vasi col vino, che vi era preparato per li sacrifici, quello che egli credeva mortal veleno ma che per li motivi addotti nel dramma era possente sonnifero, lo diede a bere ai pirati, i quali ben tosto da grave sonno restarono sovrapresi. Egli si valse allora dell’occasione per legarli tutti così addormentati e, riconducendo le fanciulle rapite ad Eumolpo, ne ottenne in premio la tanto da lui amata donzella. Da ciò poi nacque che gli Ateniesi ordinassero che in avvenire s’invocasse il nome di Imeneo nelle feste nuziali.
 
 INTERLOCUTORI
 
 EUMOLPO governatore di Eleusi e del tempio di Cerere eleusina
 ALISA sua figliuola, amante in segreto di Imeneo
 ARCESILAO padre di Imeneo, pastor dell’isola di Delo
 IMENEO amante di Alisa, in abito di femmina sotto nome di Aglauro
 ERASTO amante di Dorisbe
 DORISBE amante prima di Erasto e poi di Imeneo
 ODRISIO principe di Tracia, amante di Alisa
 RODASPE suo capitano e suo confidente
 
    La scena è nelle campagne di Eleusi, borgo dell’Attica, non lontano da Atene.
 
 COMPARSE
 
    Di ninfe consacrate a Cerere, di paesani ministri del tempio di Cerere, di soldati traci, di corsari.
 
 LA SCENA
 
    È sempre un recinto boschereccio di mirti e di allori, tutto all’intorno ornato di vari fiori con ghirlande di spiche intrecciati, come pure di vari istrumenti rusticali. Fontana nel mezzo con la statua di Cerere, tenente in mano due fiaccole accese, sopra un carro tirato da serpenti e tutto anch’esso abbellito di spiche, di aratri, di zappe, eccetera.
    Rara invenzione del signor Giuseppe Galli Bibiena, primo ingegnere teatrale e architetto di sua maestà cesarea e cattolica, e del signor Antonio, suo fratello, secondo ingegnere teatrale di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 BALLI
 
    In fine dell’atto primo: di ninfe e pastori seguaci di Cerere, tenenti in mano altri ghirlande di spiche e di mirti, altri facelle accese, altri ancora sonando cembali, eccetera.
    In fine dell’atto secondo: di contadini con instrumenti rusticali, in memoria e lode di Cerere, inventrice dell’agricoltura.
    In fine dell’atto terzo: di nobili ateniesi che festeggiano le nozze di Alisa loro congiunta.
    Il primo e terzo ballo fu vagamente concertato dal signor Alessandro Philebois, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica. Il secondo ballo fu altresì vagamente concertato dal signor Simone Pietro Levassori della Motta, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica, con l’arie per li detti balli del signor Niccola Matteis, direttore della musica instrumentale di sua maestà cesarea e cattolica.